“Gone with the wind: Via col Vento”. Inizia cosi l’album “Peace Hotel“ del sassofonista Paolo Recchia. Un invito ad assecondare il soffio del vento per lasciarsi trasportare in terre lontane e fantastiche dove poter liberare la mente dai brutti pensieri e liberare le proprie passioni. Per poter perseguire il suo scopo, il disco viene in soccorso dell’ascoltatore attraverso la musica swingante del Trio che ha suonato i 9 brani: Paolo Recchia al sassofono alto, Enrico Bracco alla chitarra e Nicola Borrelli al contrabbasso.
La melodia dolce e soave del sax apre la strada all’immaginazione sostenuta dai fraseggi di chitarra e dal passo ritmato del contrabbasso. Se “Gone with the Wind” offre l’invito a partire verso mondi lontani, la nostalgia di “Central Park West” è un richiamo struggente a non dimenticare ciò che siamo: il tentativo intimo e spirituale di portare il proprio microcosmo nel viaggio della vita. Recchia insegue, così, con personale sensibilità la spinta emotiva già investigata da Coltrane, spingendo le note oltre la musica. In questo discorso, “SMAN” è una prova ben riuscita e convincente. Scritta da Bracco, il tema iniziale cantato da sax e chitarra sembrano scaturire da una gioia tutta intima che si dispiega come un racconto lontano nei soli del Trio.
Il percorso seminato da “SMAN” ha il suo volgere fantastico in quel luogo senza dimora disegnato da “Peace Hotel”. Il sound quasi onirico e l’atmosfera irrealistica del brano, aiutano l’ascoltatore sognante a proiettarsi verso un divenire immaginifico, fatto di gioie inaspettate e passioni riscoperte. “317 East 32nd Street” di Lennie Tristano, “I Remember You” di Victor Schertzinger ed “Every Time We Say Goodby” di Cole Porter, saldano i giusti riferimenti musicali per non far perdere la direzione. Il Trio esegue i brani con swing brioso ma coinvolgente, sempre velato da una nostalgica ricerca dell’essere, fatta di scambi, di dialoghi, di soliloqui e amichevoli inter-play. Il trittico omaggio al passato, che ritorna, è intervallato da “Emmanina” di Recchia, e “Post-Aurum” di Borrelli. La prima è un delicato brano che tende la mano a chi ascolta, per suggerire di fidarsi dei tre artisti e della loro musica, capace di assecondare la fantasia di chi vuole lasciarsi andare, senza rinunciare alla loro identità. Post-Aurum è ancora una raffinata composizione in cui il contrabbassista sembra voler toccare le corde dell’anima di chi lo chiede per far vibrare la vita attraverso la musica.
Peace Hotel è un un’album raffinato e sentito, in cui l’orecchio di chi ama la bellezza della melodia trova la sua casa e il gusto dell’etereo e dell’immaginifico verso un lirismo ricco di passione viene ampiamente soddisfatto. Da ascoltare senza timore.
Valutazione 9/10
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